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La storia

La tradizione letteraria, non suffragata da documenti storici,attribuisce ai Longobardi la costruzione di una chiesa dedicata all'Arcangelo Michele sul luogo del tempio di Diana verso il V I secolo d. C..

I numerosi documenti a noi pervenuti nel Regesto di Sant'Angelo e nel Chronicon cassinense relativi alla chiesa attuale estoria all'annesso convento danno adito ad una serie di dubbi e mettono in discussione non solo la data della costruzione della chiesa e delle opere pittoriche ma anche la persona del committente abitualmente indicato in Desiderio, Pietro I, vescovo di Capua, nel 925 concesse ai monaci di Montecassino, stanziati in Capua, la chiesa di San Michele ad arcum Dianae per costruirvi un cenobio. Nel 944 Martino II, papa,ordinò al vescovo di Capua, Sicone, di restituire, sotto pena di scomunica, ai benedettini S. Angelo "de monte". Qualche anno prima Sicone aveva concesso la chiesa ad un suo diacono che ne aveva fatto un luogo di perdizione togliendola ad un monaco benedettino che contava di edificarvi un cenobio.
 
Negli anni successivi i Vescovi capuani si trovarono, non sappiamo per quale mistero, ad essere ancora proprietari della chiesetta di Sant'Angelo con il complesso di beni.
 
 Nel 1065 il normanno Riccardo I, conte di Aversa e da poco principe di Capua, mosso dall'ispirazione divina e per la salvezza della sua anima, cercava un luogo idoneo per costruire un monastero. L'attenzione cadde sull'antica area sacra.

Concordò una permuta con l'allora Vescovo di Capua,  Ildebrando. Al Vescovo andò la chiesa di S. Giovanni dei Landepaldi con tutte le dipendenze, gli arredi ed i libri, al principe la chiesa di S. Angelo con tutte le pertinenze. Probabilmente al tempo della permuta la chiesa tifatina doveva essere fatiscente e senza sacerdote. Tra il giugno e l'agosto del 1066 Riccardo, contento della"prerogativa sacra" del luogo, concedette a Sant' Angelo vasti immobili per provvedere ai bisogni di un cenobio da lui appena costruito e lo pose sotto il controllo dell'abate benedettino di Capua, rimanendo lui proprietario di tutto.

 Sei anni dopo Riccardo si recò personalmente a Montecassino ed offrì in proprietà a San Benedetto,tramite l'Abate Desiderio, non solo la Chiesa "de monte tifata"ma anche il cenobio, le altre chiese soggette e le pertinenze con l'impegno da parte di Desiderio di realizzarvi una "regolare" comunità di monaci secondo la regola benedettina. La nuova comunità doveva dipendere direttamente dalla Abbazia madre sotto la-:guida di un preposto dell'ordine.
 Nel 1078 il clero capuano (dopo 3 anni!) impugnò la permuta fatta nel 1065 presso il papa Gregorio VII che si era rifugiato a Capua. Il Papa confermò a Montecassino la proprietà della chiesa di Sant' Angelo. Nel 1080 e nel 1089 Giordano I, figlio e successore di Riccardo, riconfermò quanto fatto dal padre. Lo stesso fecero altri principi normanni. Tuttavia queste notizie, anche se tratte da documenti ufficiali,non risolvono il problema dell'esatta data della fondazione della chiesa attuale (d'altra parte quello che interessava al momento della redazione dei documenti non era la data della costruzione ma il diritto di proprietà dell' edificio) e del committente. Un'ipotesi, abbastanza convincente, per quanto riguarda la committenza è quella formulata ai Fernanda Maffei in "La data del complesso monastico ed il committente nell'ambito del primo romanico campano".
Potremmo distinguere due interventi: quello di Riccardo I da considerarsi l'ideatore, il finanziatore ed ovviamente il committente dell’ impresa; quello di Desiderio da ritenersi il programmatore e l' instauratore di una vera e propria comunità religiosa secondo la regola benedettina.

Due fondazioni, entrambi,anche se di tipo diverso. Sta di fatto che dal 1072 tra il principe e l'abate, già legati da vincoli di sincera amicizia e di reciproca riconoscenza come indicano elementi storici della loro vita, iniziò una retta collaborazione. Da quel momento procedettero di comune accordo nella definitiva sistemazione della chiesa e del convento;  il principe fornendo i mezzi, l'abate assumendo le direttive anche per nuove costruzioni attinenti la regola. In altre parole: la borsa e la mente.

Volendo, quindi, indicare la data della costruzione della basilica dobbiamo partire dal momento della permuta e dire che Riccardo costruì lui la chiesa dopo il 1065 o salire al 1072 e dire che Desiderio diede inizio alla costruzione della nuova chiesa insieme a tutto il complesso monastico.

La nuova chiesa (nuova rispetto a quella cosiddetta longobarda),edificata da Riccardo I o riedificata secondo un nuovo programma da Desiderio, venne abbellita di affreschi; intorno ad essa sorse un monastero (oggi inesistente) capa-ce di accogliere una comunità di ben 40 monaci con tutto ciò che era necessario per la vita monastica, una foresteria, un' ospizio, un' ospedale, una sacrestia e più tardi una cappella dedicata a san Nicola di Mira. E di nuovo la corsa a dotare il complesso di immensi beni.

Oggi di tutte queste strutture accessorie non rimane più nulla poiché nel corso dei secoli sono crollate o, deperite, trasformate in abitazioni private. L'ingresso monumentale al complesso monastico a doppia fornice indicato come l'arco di Diana (ma forse l'arco di Diana era ubicato altrove) fino a qualche anno addietro conservava ancora frammenti di affreschi coevi a quelli della basilica.

Gli onori: a Desiderio gli esametri incisi sul portale di ingresso e la sua figura nell'abside centrale con il modello della chiesa in mano entrambi attestanti che la costruzione dell'edificio e la sua decorazione furono opera sua; a Riccardo I e al figlio Giordano I il ritratto tra i pennacchi delle prime due colonne di sinistra, appena si entra nella chiesa, nelle figure di Davide e Salomone vestiti alla maniera normanna. Non concorrenza umana, dunque, ma sincera   amicizia di due volontà di conquistare un posto non nella chiesa terrena ma in quella celeste.

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